/vi·cì·no/
Lat. vicinum, der. di vicus ‘borgo, villaggio’; propr. “che appartiene allo stesso vicus ” 

Dopo la mia esperienza con il quartiere di San Frediano, torno a raccontare un nuovo rione fiorentino: San Niccolò. 
Sempre Oltrarno o “dilladarno” come si dice a Firenze.
È difficile condensare le sensazioni che ho provato in quest’ultimi mesi ed è uno dei motivi che mi ha spinto a raccontare questo periodo con immagini di reportage.
Ho deciso di farmi accogliere di casa in casa, di bottega in bottega per cercare di raccontare cosa stesse accadendo dentro il rione.
L’input di questo reportage è stato una frase pronunciata da Gilda, vicina di quartiere, durante una cena in una pizzeria sotto casa in cui ha sottolineato quanto eravamo diversi e non “c’azzecavamo” niente l’un con l’altro. Ma poi ha aggiunto che si sentiva che stava bene.
Si sentiva che doveva essere così.

L’errore che molto spesso commettiamo è quello di cercare fin da quando siamo piccoli persone molto simili a noi, ricerchiamo affetti e amicizie che ci fanno sentire a casa solo per un pregiudizio che molto spesso abbiamo verso una persona con vissuto ed esperienza completamente diversa da noi.
Invece aprirsi all’altro, al diverso, implica uno sforzo considerevole che molto spesso non ci vogliamo “accollare”.
Ma questo sforzo libera tantissimo la nostra mente, anima e corpo perché ci apre al prossimo in modo che non riusciamo neanche a immaginare.
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